12 Mar Empatia o simpatia? Caro capo cosa mi stai chiedendo?
Quando chiediamo più empatia ad un nostro collaboratore siamo proprio sicuri di sapere cosa gli stiamo chiedendo?
La nostra richiesta è chiara e concreta? o stiamo inviando un messaggio a due vie?
Due anni fa erogai una serie di aule per un gigante della GDO e lo scopo delle aule era quello di rendere più consapevoli i capi reparto e i capi settore del loro ruolo manageriale. Nella pratica chiedevamo loro di esercitarsi di più e meglio nella gestione dei collaboratori e ovviamente nel raggiungimento degli obiettivi. Ho fatto circa una quindicina di aule e ogni volta, ogni santissima volta, arrivava la solita obiezione: “Ci chiedono di essere empatici, Noi? quando loro non usano affatto l’empatia!” con il termine “loro” i Capi Reparto si riferivano ai Capi Settori i quali usavano la stessa espressione di lamentela verso i Regional Manager e via così nella catena di sant’Antonio.
Alla terza aula, intuii che c’era un problemino di fondo nella comunicazione e soprattutto nell’uso e probabilmente nell’abuso della parola “empatia“; così iniziai a porre delle domande appena l’obiezione appariva all’orizzonte:
- Io:” Cosa intendete per empatia?”
- Partecipanti: “Capire gli altri, mettersi nei loro panni” ( la risposta più comune e frequente)
- Io :” Bene, ma cosa significa capire gli altri?”
- Partecipanti:” Capire i loro problemi” ( anche qui riporto la risposta più frequente)
- Io: “Mi aiutate a capire nel concreto con un esempio?”
- Partecipanti: ” Se uno sta male e ti avvisa all’ultimo lasciando scoperto il turno devi capire che ha dei problemi”
Ok, problema individuato: non sapevano bene cosa fosse l’empatia o meglio avevano interpretato questo stato di ascolto come un “comprendere i problemi degli altri” alias simpatizzare ed era abbastanza normale che, a loro volta, non sentissero questa simpatia da parte dei loro superiori.
Molto spesso si chiede simpatia anziché empatia
Quella situazione non mi era nuova infatti la maggior parte delle persone oramai conosce bene la traduzione della parola “empatia” ma non sa nella pratica cosa sia e come si esprime. Questo problema nasce dal nostro tessuto culturale e sociale che indubbiamente non aiuta nelle dimostrazioni pubbliche di comportamenti empatici ma sicuramente ci istruisce magistralmente su cosa sia la simpatia e l’antipatia.
Facciamo un piccolo test
Un mio collaboratore arriva nel mio ufficio e mi dice in tono molto scocciato “Il mio collega mi dice in continuazione cosa devo fare. E’ molto seccante!”. Quale di queste risposte è , secondo voi, empatica?
- Tu vai avanti per la tua strada e fai del tuo meglio ….
- Probabilmente è molto stressato ….
- Mi spiace molto per te
- Coraggio, sono certo che riuscirai a trovare una soluzione se gli parli
La risposta corretta è ….nessuna di queste quattro! Questi sono tutti esempi di risposte non empatiche e vi spiego il motivo: la risposta n.1 è un tentativo di dare consigli, la risposta n.2 è un approccio analitico ( cerco di analizzare i motivi, un pò psicologico), la risposta n.3 è simpatizzare e probabilmente è anche quella che molti di voi avrebbero scelto come empatica e la n.4 è una risposta rassicurante ( ti tiro un pò su il morale, gli antichi romani la definirebbero compassionevole). Ovviamente a questo punto potrebbe essere normale porsi la domanda “Quindi quale potrebbe essere una risposta realmente empatica?.
L’empatia è una domanda, non un’affermazione
Non possiamo affermare cosa l’altro stia pensando, provando e sentendo ma possiamo fare una domanda che aiuti noi e lui/lei ad esprimere in modo verbale ciò che spesso è un groviglio di emotività e giudizi.
Una domanda empatica potrebbe essere: ” Sei seccato perché vuoi che gli altri si fidino del fatto che sai prendere le tue decisioni da solo?”
Come vedete l’empatia è una comunicazione interrogativa a cui solo l’altra persona può dare risposta. L’empatia non è un’azione che sistema le cose, non è una strategia di comportamento ma è un contatto relazionale.
Spesso questa connessione è sufficiente a far sprigionare nell’altro/a l’energia necessaria a trovare le proprie soluzioni.
Nella leadership si è confusa l’empatia con la strategia
Spesso mi capita di constatare, nelle dinamiche e nel tessuto aziendale, come si confonda la leadership personale con la strategia comportamentale. Attenzione! non si può chiedere ad un/a collaboratore/trice di essere più empatica senza aiutarlo/a a capire la differenza tra empatia e simpatia. Il rischio spesso è creare confusione di interpretazione e suscitare emozioni di ansia e frustrazione.
Quale potrebbe essere una soluzione?
Preparare i leader con nuovi strumenti concreti ed efficaci di comunicazione empatica nella gestione dei collaboratori, utili anche nei momenti di restituzione del feedback e nella gestione delle relazioni con Clienti, fornitori e dipartimenti aziendali. Il team di Gaz-Elle ha adattato e modificato, per la formazione aziendale, una serie di strumenti proposti dalla teoria della CNV di M. Rosenberg e del Linguaggio Giraffa che siano realmente utili e necessari alle persone per comunicare in modo diverso e più efficace con i propri gruppi di lavoro e project team. La formazione avviane sempre in modo esperienziale e produce un apprendimento meraviglioso in chi ne sperimenta non solo gli effetti ma soprattutto i benefici.
Un piccolo test per voi
Quale potrebbe essere la tua risposta empatica ad un collega che vedi entrare nel tuo ufficio con passo determinato e afferma ” E’ assolutamente impossibile che riusciremo a farlo in tempo!” ?
Per informazioni e materiale su questo tema ti invitiamo a scriverci a info@gaz-elle.com o visitare il nostro sito www.gaz-elle.com
Buona giornata a tutti
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