Negare la negatività in ufficio

Negare la negatività in ufficio

Negare la negatività in ufficio

La negatività, o anche detto mood negativo, è un fattore che spesso si “incontra” quando si lavora nel settore della consulenza aziendale. Si manifesta in molti modi ma sempre uguali indipendentemente dal settore o dal tipo di azienda: comunicazione negativa tra i dipendenti, alto tasso di conflitti interni, demotivazione personale e generale scoraggiamento verso il futuro dell’azienda, alto livello di stress e ansia. Ma non è necessario essere un consulente per accorgersene, chiunque abbia lavorato o lavori in un’azienda che non gestisce la negatività interna sa bene quali sono i sintomi e a cosa portano nel lungo periodo.

Un esempio recente che mi è capitato, riguarda un’aula di 8 manager al quale è stato proposto un corso per potenziare la comunicazione assertiva verso il top-management.

Fin dai primi 5 min., mi ero accorta che c’era qualcosa che non andava.  Tutto il gruppo era molto mogio, parlava poco, non aveva grandi aspettative dal corso e la sensazione generale era di rassegnazione.

Fatta un po’ di indagine, fu presto chiaro che quel corso non era stato voluto dal gruppo ma bensì imposto dall’alto come tentativo, secondo loro, di sopperire alle mancanze del loro capo nel gestire il malcontento generale di tutta la divisione. Tutti e 8 iniziarono a portare esempi di come qualsiasi tentativo di comunicare problematiche o criticità fosse messo a tacere con modi più o meno autoritari.

A volte capita di sentire lamentele verso l’azienda durante attività di formazione ma generalmente si assorbono in fretta e si lascia spazio alle attività. Questa volta invece il corso si trasformo in una sessione di team coaching improvvista.

Ciò che successe non deve stupire. Se un’azienda ha una cultura fortemente orientata a negare la negatività naturale dei gruppi, le stesse persone trasformeranno qualsiasi spazio “virtuale o fisico” in un momento di “sfogo comune” dove la negatività converge e si libera quasi mai in maniera proficua per le persone e per l’azienda.

Pino De Sario parla di negativi similari ossia la tendenza delle persone ad essere “portatori di criticità e conflitto, malessere e aggressività”. Ognuno di noi è facilmente incline alle critiche, ne viene contagiato e questo spiega come la negatività sia un atteggiamento di gruppo molto diffuso.

Al contempo introduce un concetto molto interessate su questo tema; parla di “capacità negativa” cioè la capacità di accogliere e contenere la negatività in azienda. Non solo una cultura verso l’ascolto dei dipendenti e l’empatia ma anche una cultura che permetta di esprimere la negatività.

La tendenza comune a molte aziende è quella, come dice De Sario, di “sterilizzare” la negatività semplicemente chiedendo chiaramente di non esprimere lamentele ai propri dipendenti. Spesso questa modalità è rinforzata dalle parole “obiettivo” e “lavoro” come contrapposti alle sensazioni di disagio dei collaboratori. Anche una forte leadership autoritaria può diventare un detonatore per la negatività. Certo è che la negatività repressa non svanisce ma provoca quasi sempre l’innalzamento di altra negatività.

Come fare a impostare una cultura aperta alla negatività?

La proposta è tanto semplice quanto efficace e si basa sul principio “relazione-emozione-azione” che deve diventare una competenza di chi dirige, dei manager e dei leader per gestire i propri collaboratori.

  • Relazione cioè devo essere sinceramente e onestamente disposto ad ascoltare un punto di vista negativa
  • Emozione cioè identificare, dare un nome all’emozione che prova la persona. Le emozioni sembrano essere bandite dagli ambienti lavorativi ma questa è una credenza, un mito falso, molto falso. Le emozioni sono il nostro termometro relazionale e personale e, nella nostra vita, dirigono ogni nostra azione e pensiero.
  • Azione ossia la parte concreta, il piano, i comportamenti o gli strumenti che possono aiutare chi prova negatività a riconoscerla, gestirla e comunicarla in modo costruttivo.

Ciò di cui parla De Sario, dal mio punto di vista, è una vera e propria rivoluzione formativa. Se le HR, in accordo con la Direzione, riuscissero ad introdurre attività di coaching e formazione sulla gestione dell’emotiva e sulle abilità relazionali costruttive dei manager si costruirebbe una nuova cultura aziendale fondata su attività concrete per gestire la complessità e la negatività che, generalmente, è figlia dell’incertezza.

Quale tempo più del nostro è costruito sull’incertezza?

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Bibliografia di riferimento: “La negatività sui luoghi di lavoro” di Pino De Sario, Psicologia contemporanea n.250. Pino De Sario è psicologo dei gruppi e docente di Strumenti di facilitazione nel conflitto all’Università di Pisa.

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