03 Ago I tre alibi PERFETTI
Quali sono i tre grandi alibi che ci bloccano nella vita e nel lavoro?
Non posso ….Devo…..Ma però …Se le cose cambiassero ….Si,ma….è impossibile.
Il nostro pensiero stabilisce e crea le nostre azioni ossia le risposte comportamentali e verbali agli eventi che incontriamo nella vita, privata e professionale che sia. Spesso, molto più spesso di quanto vorremmo credere, ci identifichiamo con una serie di credenze, di paradigmi e di convinzioni che non mettiamo mai in discussione in quanto corrispondono sinceramente ( o inconsapevolmente) a cosa noi crediamo sia giusto-e-sbagliato; vero-o-falso; corretto-o-scorretto ecc…ma la nostra rappresentazione personale della realtà stabilisce anche i nostri limiti e i nostri alibi che altro non sono che credenze che giustificano cosa “NON” possiamo fare.
Quasi sicuramente almeno una volta nella vita abbiamo detto “non ho abbastanza soldi”, “non ci riesco” oppure “non ho tempo” e questi sono i tre alibi perfetti.
Questi paradigmi, che ci raccontiamo ogni tanto per giustificare i nostri “non fatti e non detti” nascono da tre stati dell’essere che possiamo identificare con 3 grandi famiglie verbali:
- essere (tempo)
- fare (non so come si fa)
- avere (non ho soldi)
ESSERE = TEMPO
Perché affiancare a un verbo così importante come “essere” il concetto di tempo? perché siamo soliti pensare al tempo come un orologio o un’entità a sé stante che dobbiamo continuamente rincorrere ma in realtà il Tempo è momento di vita, è la nostra vita, noi siamo il tempo. Annunciare a sé stessi o ad altri di “non avere tempo” significa che stiamo decidendo di non includere quel “qualcosa da fare o sperimentare o cambiare” nella nostra esistenza ; badate bene che ho usato la parola “decidere” perché l’alibi perfetto non ci toglie dalla responsabilità di scegliere, qualità umana per eccellenza. Essere nel tempo o fuori dal tempo? Chi giuda la giostra?
AVERE = RISORSE
Alla famiglia dell’avere corrispondono le nostre credenze relative alle risorse ( materia, soldi, condizioni, situazioni, persone ecc…) che creano un alibi molto diffuso più conosciuto con “non lo faccio perché non ho budget” che di per sé non è errato ( nel senso del dato oggettivo) ma diventa alibi nel momento in cui non agisco per creare le giuste condizioni per fare un cambiamento. Se tutti gli imprenditori avessero aspettato di avere i soldi giusti per partire oggi non avremmo neppure un negozietto di paese aperto. L’alibi dell’avere però nasconde un altro paradigma: quello del ricevere dall’esterno ossia aspettare che qualcosa arrivi da fuori come una somma di denaro o persone che possano aiutarci. Ci stiamo dicendo che il potere è fuori da noi, non dentro di noi.
FARE = NON SO COME SI FA
A questa grande famiglia appartengono le famose massime “abbiamo sempre fatto così” e “io sono fatto così“. E’ l’alibi del non-cambiamento o meglio del non-apprendimento che genera una zona di comfort che spesso sfocia in zona di ruggine. Il fare è l’area dove meglio ci muoviamo, le nostre aziende si poggiano sul “fare” che traduciamo in “dobbiamo lavorare, non abbiamo tempo per la formazione” che produce l’illusione dell’auto-apprendimento in diretta, cosa che può essere vera fino a un certo punto perché non genera consapevolezza; capacità essenziale per imparare ed evolvere. Nelle aziende che ho conosciuto e in cui ho lavorato questo alibi era molto quotato tanto che , in alcuni casi, veniva portato con orgoglio a sostegno dell’inutilità della formazione, in ogni sua forma. Un altro modo linguistico legato all’alibi del fare è “ma è difficile” oppure la versione “non è facile” ( che adoro) a sostegno di un principio cardine del – ho capito come si fa ma mi chiede impegno che non ho-.
APPLICAZIONI IN AZIENDA
Quando e come è possibile lavorare per facilitare la pro-attività? parlo di pro-attività intendendo l’agevolare i propri collaboratori a cambiare il punto di vista e rivolgerlo verso si sé; nell’unico punto dove tutto inizia e finisce. Formare o meglio invitare le persone a diventare più responsabili ( respons-abilis = capacità/potere di rispondere) significa aiutarle a vedere i propri alibi e a modificarli da un “devo o non devo” a un “scelgo o non scelgo“. Questo lavoro richiede la creazione di un percorso di formazione esperienziale e concreto che sostenga il cambiamento di mind-set; cosa non facile perché bene radicata nelle sinapsi cerebrali ma sicuramente fattibile se supportata dalla continuità degli interventi.
Se desiderate saperne di più scriveteci a info@gaz-elle.com
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