EMOZIONIAMOCI E RAGIONEREMO MEGLIO

EMOZIONIAMOCI E RAGIONEREMO MEGLIO

La Neuroestetica è una nuova scienza nata dall’incontro tra le discipline artistiche e le neuroscienze; studia le basi biologiche della percezione estetica e la differenza tra persone creative e non.

Ciò che risulta molto interessante, a mio parere, sono le scoperte neurologiche di questa disciplina che dimostra come l’arte, e tutto ciò che è bello in generale, accende sia il lobo limbico del nostro cervello, il nostro centro profondo dove risiedono le emozioni, la gratificazione e il piacere, che la corteccia cerebrale, che è invece la sede delle nostre funzioni simboliche, della nostra capacità di astrarre, di memorizzare, dove risiede anche il linguaggio e l’apprendimento.

Tutto ciò che consideriamo bello, come l’arte e la natura, stimolano sia la nostra intelligenza emotiva che la nostra intelligenza cognitiva e razionale.

Questo potrebbe non stupirci dato che l’arte-terapia è oggi ampiamente utilizzata per aiutare le persone che necessitano di superare un trauma passato o elaborare processi psicologici. Ma se ci spostiamo dall’ambito patologico o di aiuto, possiamo vedere come la Bellezza possa essere veramente una risorsa per le persone , anche in ambito lavorativo ed aziendale.

Il bello oggi è considerato una meta-emozione cioè un sentimento che ha in sé sia una parte gratificante (emotiva) che una parte concettuale ( cognitiva-razionale) e quando osserviamo qualcosa che ci piace attiviamo comportamenti vantaggiosi.

Ogni espressione di bellezza “suscita emozioni intrecciate con il pensiero astratto e simbolico, infatti la razionalità che risiede nella corteccia, possiede sempre un valore emozionale che a sua volta risiede nel lobo limbico, e dall’altra parte, l’emozione per esprimersi ha sempre bisogno di un apparato logico per comunicare i suoi contenuti“. ( intervista Dr. Gianfranco Marchesi, Neurologo, Psichiatra, Medico Neurofisiatra Ortopedico e ricercatore neuroscientifico.).

Quindi ogni nostra idea o pensiero astratto è legata ad un’emozione e ogni emozione ha bisogno del pensiero logico per essere compresa.

La Neuroestetica ha dimostrato anche che per noi umani la bellezza ha molto a che fare con l’ordine, o proporzioni delle cose. Vi invito quindi a verificare voi stessi da queste immagini.

Favo delle api
petali di rosa

sotto spirale logaritmica del nautilus

Tutte queste forme armoniche le percepiamo come belle.

Ma cosa succede in noi quando guardiamo qualcosa che ci piace? qualcosa che per noi è bello?

Si attiva l’empatia con quello che stiamo osservando e questo è alla base di un buon funzionamento della mente. Lo Psicologo e Neuroscienziato Portoghese, Antonio Damasio, che ha dedicato la sua vita allo studio dell’emozioni, dichiara con assoluta determinazione di causa “Emozioniamoci e ragioneremo meglio” .

Più ci alleniamo alla percezione e alla sensibilità estetica, al riconoscimento delle nostre emozioni e più il nostro cervello imparerà ad avere senso critico, senso etico, creatività e flessibilità verso le varie situazioni della vita.

Parola di scienza mi verrebbe da dire! Emotivamente e razionalmente, dunque, la bellezza pare farci molto bene.

Quindi arriviamo allo scopo di questo articolo: siamo in grado di riconoscere la bellezza? e come questo può aiutarci nel nostro lavoro?

Comprendo bene che parlare di bellezza in ambito aziendale è come chiedere a Cartesio di rinnegare la superiorità della razionalità ma credo anche che sia tempo di spingersi un pò oltre ai confini oramai conosciuti di quello che chiamiamo sistema-azienda e sbirciare là dove non si è mai osato andare.

Se escludiamo i “creativi” e gli “stilisti” diretti interessati di questo tema, ci rimane una popolosa percentuale di persone che quotidianamente lavorano ignari di questa risorsa.

Molte aziende hanno oramai compreso che ambienti accoglienti, spaziosi e confortevoli portano un grande beneficio generale per i loro collaboratori ma , molto spesso, ci si limita solo a questo. Diverso sarebbe allenare emotivamente le persone, i manager e tutta la dirigenza a sviluppare una sensibilità estetica e quotidiana verso il proprio lavoro.

Sfruttando proprio i principi della neuro-estetica insieme all’empatia, all’osservazione e al senso critico ( inteso come ragionamento su ciò che osservo in base a ciò che sento) si potrebbero creare percorsi di forte crescita personale e professionale nelle persone che sarebbero invogliate ad ascoltare di più il proprio mondo interiore a favore del mondo esteriore.

Bibliografia di riferimento : Gianfranco Marchesi: Neuroestetica. Il rapporto tra l’arte e il cervelo, testo basato sulla conferenza del 21/06/2011 Rivista di Neuroscienze Anemos n.5. 2012. Marisa Bertani “La bellezza è per tutti” Ed. Esserci

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