20 Gen EMOZIONIAMOCI E RAGIONEREMO MEGLIO
La Neuroestetica è una nuova scienza nata dall’incontro tra le discipline artistiche e le neuroscienze; studia le basi biologiche della percezione estetica e la differenza tra persone creative e non.
Ciò che risulta molto interessante, a mio parere, sono le scoperte neurologiche di questa disciplina che dimostra come l’arte, e tutto ciò che è bello in generale, accende sia il lobo limbico del nostro cervello, il nostro centro profondo dove risiedono le emozioni, la gratificazione e il piacere, che la corteccia cerebrale, che è invece la sede delle nostre funzioni simboliche, della nostra capacità di astrarre, di memorizzare, dove risiede anche il linguaggio e l’apprendimento.
Tutto ciò che consideriamo bello, come l’arte e la natura, stimolano sia la nostra intelligenza emotiva che la nostra intelligenza cognitiva e razionale.
Questo potrebbe non stupirci dato che l’arte-terapia è oggi ampiamente utilizzata per aiutare le persone che necessitano di superare un trauma passato o elaborare processi psicologici. Ma se ci spostiamo dall’ambito patologico o di aiuto, possiamo vedere come la Bellezza possa essere veramente una risorsa per le persone , anche in ambito lavorativo ed aziendale.
Il bello oggi è considerato una meta-emozione cioè un sentimento che ha in sé sia una parte gratificante (emotiva) che una parte concettuale ( cognitiva-razionale) e quando osserviamo qualcosa che ci piace attiviamo comportamenti vantaggiosi.
Ogni espressione di bellezza “suscita emozioni intrecciate con il pensiero astratto e simbolico, infatti la razionalità che risiede nella corteccia, possiede sempre un valore emozionale che a sua volta risiede nel lobo limbico, e dall’altra parte, l’emozione per esprimersi ha sempre bisogno di un apparato logico per comunicare i suoi contenuti“. ( intervista Dr. Gianfranco Marchesi, Neurologo, Psichiatra, Medico Neurofisiatra Ortopedico e ricercatore neuroscientifico.).
Quindi ogni nostra idea o pensiero astratto è legata ad un’emozione e ogni emozione ha bisogno del pensiero logico per essere compresa.
La Neuroestetica ha dimostrato anche che per noi umani la bellezza ha molto a che fare con l’ordine, o proporzioni delle cose. Vi invito quindi a verificare voi stessi da queste immagini.
Tutte queste forme armoniche le percepiamo come belle.
Ma cosa succede in noi quando guardiamo qualcosa che ci piace? qualcosa che per noi è bello?
Si attiva l’empatia con quello che stiamo osservando e questo è alla base di un buon funzionamento della mente. Lo Psicologo e Neuroscienziato Portoghese, Antonio Damasio, che ha dedicato la sua vita allo studio dell’emozioni, dichiara con assoluta determinazione di causa “Emozioniamoci e ragioneremo meglio” .
Più ci alleniamo alla percezione e alla sensibilità estetica, al riconoscimento delle nostre emozioni e più il nostro cervello imparerà ad avere senso critico, senso etico, creatività e flessibilità verso le varie situazioni della vita.
Parola di scienza mi verrebbe da dire! Emotivamente e razionalmente, dunque, la bellezza pare farci molto bene.
Quindi arriviamo allo scopo di questo articolo: siamo in grado di riconoscere la bellezza? e come questo può aiutarci nel nostro lavoro?
Comprendo bene che parlare di bellezza in ambito aziendale è come chiedere a Cartesio di rinnegare la superiorità della razionalità ma credo anche che sia tempo di spingersi un pò oltre ai confini oramai conosciuti di quello che chiamiamo sistema-azienda e sbirciare là dove non si è mai osato andare.
Se escludiamo i “creativi” e gli “stilisti” diretti interessati di questo tema, ci rimane una popolosa percentuale di persone che quotidianamente lavorano ignari di questa risorsa.
Molte aziende hanno oramai compreso che ambienti accoglienti, spaziosi e confortevoli portano un grande beneficio generale per i loro collaboratori ma , molto spesso, ci si limita solo a questo. Diverso sarebbe allenare emotivamente le persone, i manager e tutta la dirigenza a sviluppare una sensibilità estetica e quotidiana verso il proprio lavoro.
Sfruttando proprio i principi della neuro-estetica insieme all’empatia, all’osservazione e al senso critico ( inteso come ragionamento su ciò che osservo in base a ciò che sento) si potrebbero creare percorsi di forte crescita personale e professionale nelle persone che sarebbero invogliate ad ascoltare di più il proprio mondo interiore a favore del mondo esteriore.
Bibliografia di riferimento : Gianfranco Marchesi: Neuroestetica. Il rapporto tra l’arte e il cervelo, testo basato sulla conferenza del 21/06/2011 Rivista di Neuroscienze Anemos n.5. 2012. Marisa Bertani “La bellezza è per tutti” Ed. Esserci
No Comments