L’auto-empatia

L’auto-empatia

Comunicare in modo autentico con se stessi

Ogni comunicazione inizia dentro di noi e, solo dopo, si manifesta all’esterno. Come possiamo comunicare con il resto del mondo se non sappiamo cosa sta succedendo dentro di noi? Fintanto che non ne diventiamo consapevoli non avremo pieno potere di ciò che diciamo e facciamo.

Sono moltissimi i libri che parlano dell’importanza dell’empatia vissuta in varie situazioni, principalmente nella vendita e nella gestione del cliente, ma sono praticamente inesistenti bibliografie che parlano di auto-empatia.

Se possiamo dare oramai per assodato la conoscenza , almeno teorica, di cosa sia l’empatia non possiamo farlo per un concetto annesso dell’auto-empatia.

L’empatia per la comunicazione nonviolenta

L’empatia, in comunicazione nonviolenta, è intesa come la volontà di connettersi all’altro senza secondi fini. Per la CNV ( comunicazione nonviolenta) non si può sentire quello che l’altro prova ma solo verificare i suoi bisogni. Viene spesso usata la metafora del surfista per spiegare l’empatia così come intesa in questo processo comunicativo: l’onda va come va e io cerco di stare in sintonia con essa …..

La metafora dell'empatia in CNV

l’auto-empatia e’ ciò che viene prima dell’empatia

L’auto-empatia è donare empatia a noi stessi, riconoscere i propri meccanismi interiori.

Facciamo un esempio: in una riunione con dei colleghi di progetto, esattamente mentre Luca sta per iniziare il suo intervento in piedi davanti a uno schermo gigante di power point, uno di questi, Andrea, sbuffando, dice “Vediamo di velocizzare la riunione perché ho molto lavoro arretrato e urgente e, personalmente, non trovo benefici nel vederci ogni lunedì per più di due ore“. Questa frase colpisce Luca sul personale facendolo sentire molto infastidito dal tono e dalle parole usate da Andrea che sembrava indirizzarle verso di lui. Luca, dopo qualche secondo di smarrimento, gli risponde a tono “Beh, noi abbiamo avuto la pazienza di aspettare il tuo ritardo e nessuno ha detto niente quando ci hai messo mezz’ora per farci vedere lo scarso avanzamento lavori del tuo team”.

Andrea si ammutolisce e Luca inizia a parlare sapendo che una parte di lui non avrebbe voluto reagire così perché non si sente una persona aggressiva ma in fondo, continua nel suo pensiero, si era difeso da un attacco diretto.

“Spesso, durante l’interazione con gli altri, alcuni nostri meccanismi interiori vengono innescati. Lo stimolo può derivare da qualcosa che qualcun altro ha detto o qualcosa che abbiamo fatto o detto noi stessi. Senza consapevolezza, uno stimolo ci porta ad una reazione abituale. Quando siamo consapevoli, invece, possiamo scegliere di intervenire, per creare un’alternativa alla nostra reazione abituale” ( Ike Lasater, Ediz. Esserci 2011).

La tentazione di dare ragione a Luca c’è perché siamo abituati a comunicare così ma , nella realtà, non sappiamo i bisogni che hanno mosso Andrea a fare una certa dichiarazione e soprattutto Luca ha interpretato la frase come un attacco personale da cui si è attivata una reazione che ha poi scatenato giudizi verso se stesso.

Nel caso di Luca ed Andrea non c’è stata empatia né verso l’altro né verso se stesso.

Imparare l’auto-empatia

La CNV insegna a connettersi con se stessi attraverso un processo di domande che porta a galla i meccanismi interiori che generano barriere nella comunicazione.

In un percorso di apprendimento CNV si sperimenta la passeggiata danzante dell’auto-empatia come primo passo fondamentale all’interno di una qualsiasi interazione che percepiamo come giudicante o offensiva.

Quali sono i passaggi principali?

1° Livello: cosa vedo? significa imparare ad osservare in maniera empirica, come farebbe uno scienziato davanti a un fatto ancora non classificabile. Siamo abituati a usare parole che giudicano più che parole che osservano e quindi mescoliamo l’osservazione con l’interpretazione ( giudizi) dei fatti ( Luca che interpreta la frase di Andrea come diretta a se stesso). Diventare osservatori ci permette di uscire dal copione delle reazioni abituali.

2° livello: come sto con tutto questo? esprimo le sensazioni e le emozioni che sto provando : cosa provo davanti a questa situazione?” in questo secondo livello si va ad imparare la differenza tra ciò che pensiamo e ciò che proviamo.

3° livello: I miei bisogni? mi prendo la responsabilità dei miei sentimenti ed esprimo il mio bisogno non soddisfatto dicendo ciò che provo.

4° livello: la mia richiesta. Esprimo cosa vorrei dall’altra persona per soddisfare il mio bisogno. Mi alleno a fare richieste potenti con un linguaggio positivo, diretto al futuro e con azioni concrete e , ovviamente, fattibili.

Questi sono i n.4 passaggi su cui si poggia una comunicazione nonviolenta e, nonostante la facilità con cui possono apparire, la pratica richiede tempo e azione giornaliera per poter cambiare i nostri modelli comunicativi.

Applicazioni in azienda

L’apprendimento di questo processo diventa un potentissimo strumento comunicativo aziendale soprattutto in situazioni di conflitto e stress lavorativo.

L’applicazione della CNV può migliorare notevolmente i rapporti tra colleghi, rendere più efficaci le riunioni, sviluppare la cultura del feedback e gestire in maniera più efficace controversie anche via mail o telefoniche, oltre che ovviamente vis a vis.

Come sempre vi ringraziamo per il vostro tempo e la vostra attenzione e vi invitiamo a contattarci, per ogni richiesta di approfondimento, scrivendo a info@gaz-elle.com

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