10 Nov Io sono “diversamente” manager
Buongiorno,
sono Eva Furlani, ho 38 anni e vivo a Verona. Le scrivo perché l’articolo su Mattia Preli mi ha veramente toccata e così lascio a lei decidere se pubblicare o meno la mia storia che considero emblematica per questi nostri tempi “duri”.
Ho sempre lavorato nel marketing, con mia grande passione, e per 6 anni sono stata la Marketing Manager di un’azienda di arredamento molto nota, in casa e all’estero, per il caratteristico stile made in italy.
Che aggiungere! se non che adoravo il mio lavoro e che ero considerata da tutti una stacanovista. Nel gennaio 2014 però l’azienda decise di cambiare le cose e che l’ufficio marketing era troppo costoso rispetto ad un servizio in outsoursing così un team di 4 persone si trovò a casa proprio dopo aver festeggiato l’inizio di un anno che aveva in se tante aspettative.
Da 100 a 0, da giorni frenetici al silenzio di casa mia. Una casa che avevo appena acquistato e che era sinonimo di “rata-del-mutuo-ogni-mese”.
Per natura non scelgo mai la strada più facile, quindi non optai per il panico ma per l’azione.
L’obiettivo era trovare subito un’altra occupazione anche se il mio orgoglio da “manager-in-carriera” mi urlava nell’orecchio che non era giusto tutto questo e che non dovevo svalutarmi accettando un qualsiasi impiego.
Detto, fatto. Andai a fare la cameriera … e si…perché scoprii presto che il mercato del lavoro era pieno di giovani e competenti lavoratori in cerca di una nuova ricollocazione! e io ero solo una dei tanti.
Oltre a fare la cameriera, feci la baby sitter, la dog-sitter e altri piccoli lavori che mi ricordavano i tempi dell’università tutto questo alternato a molti colloqui di lavoro più o meno aderenti alle mie competenze….in tutto questo i miei genitori mi allungavano €100 ogni tanto con la scusa che loro non ne avevano bisogno. Ma non le ho scritto per soffermarmi sulla parte difficile della storia bensì su ciò che è successo dopo.
Dopo 9 mesi di “differente lavoro” ti trovi molto spesso a farti domande dolorose “Sarò forse una fallita? Ero troppo sicura delle mie capacità? Perché non riesco a trovare un lavoro “decente!” tuttavia posso affermare e sottoscrivere che è stato il periodo più formativo della mia vita, e ora vengo al dunque della storia.
Un sabato sera, il capo sala del ristorante dove lavoravo si licenziò in tronco dopo una discussione con il titolare e il risultato fu un panico generale del personale che non sapeva come gestire 150 coperti (ossia il tutto esaurito). Tenga conto che il team di camerieri era per lo più fatto da apprendisti e il titolare scelse la via più semplice cioè “grida, isterismo e aggressività” verso qualsiasi forma di vita gli si presentasse davanti, clienti inclusi!.
Ed ecco la magia.
D’istinto andai davanti al titolare e gli dissi “Stefano, tu stai alla cassa e io dirigo la sala e le comande … se qualcosa va storto, alla fine della serata potrai licenziarmi a cuor leggero”.
Mi ricordo ancora la faccia di Stefano che aveva un’espressione mista allo stupore e alla gratitudine più sincera. Dentro di me dissi “Bene, vediamo se ti ricordi ancora come si fa a gestire un team impazzito di persone!” .
La prima cosa che feci fu fare un briefing a tutto il team. Comunicazione chiara, semplice e concentrata sul “chi fa che cosa“, “come“, “in che tempi” e soprattutto “cosa fare in caso di anomalia“ ( richieste particolari del cliente ecc..). Quando si ha a che fare con collaboratori poco esperti è sempre meglio andare direttamente sull’azione pilotata che sulla responsabilità.
Il mio ruolo era di monitorare la sala e comunicare step-by-step con la cucina. Il risultato fu che non venni licenziata ma che divenni la nuova capo sala.
Non mi dilungo oltre ma le dico che da quella sera non dubitai più di me, avevo dimostrato a me stessa chi ero a prescindere dal lavoro che svolgevo.
Ironia della sorte, due settimane dopo venni chiamata da un’agenzia che stava cercando un esperto marketing con un’esperienza simile alla mia.
Durante il colloquio si arrivò alla classica domanda ” E ora di cosa si sta occupando?” .
La mia risposta fu ” Sono una manager nel settore ristorazione”
Seguì subito una seconda domanda ” Per che azienda? purtroppo devo avere un curriculum non aggiornato perché leggo che attualmente sta lavorando come capo sala in una pizzeria”.
Risposi “Il curriculum che ha è aggiornato”
La ragazza, dopo un attimo di silenzio, affermo “Difficile definirla manager di una pizzeria, con tutto il rispetto per il lavoro di capo sala, io mi riferivo a ruoli di management reali”
E qui finisce la mia storia o meglio ne inizia una nuova. Risposi ” Ha ragione non sono più una manager. Io sono diversamente manager.”
Dopo quel colloquio illuminante per me ( e un pò meno per la signora che mi stava selezionando) decisi che mi sarei messa in proprio e oggi sono a capo di una start-up di servizi marketing con altre due socie che , come me, sono state”diversamente manager”.
Ecco dunque la mia storia.
Cordiali saluti, Eva Furlani.
Nostra aggiunta:
Se si cerca il significato della parola “diverso” nel dizionario ciò che potrete leggere è ” che differisce, che non è lo stesso, disuguale; dissimile, distinto [+ da] oppure strano, insolito, o ancora persona la cui condizione differisce da quella che per i più è la normalità ” ( tratto da http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=diverso).
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