il linguaggio corporeo delle emozioni

il linguaggio corporeo delle emozioni

Francesca, la chiameremo così, è una donna sulla cinquantina con una vita molto attiva: un lavoro in uno studio prestigioso, due figli, un compagno, una casa a cui badare e molte attività di gestione famigliare comuni a molti di noi. Qualche mese fa ricevetti la sua chiamata, grazie a una conoscenza in comune, che le parlò del coaching come percorso di cambiamento. La telefonata iniziò con una sua affermazione “Buongiorno, mi hanno parlato di lei, ho bisogno che mi aiuti a dimagrire”. Rimani in silenzio perché generalmente, se una persona vuole dimagrire, va dal dietologo e non da un coach e così le domandai perché riteneva che un coach fosse la soluzione migliore. Si aprì il vaso di Pandora!. In un monologo fume, Francesca incominciò ad elencarmi tutto ciò che non andava nella sua vita, e vi assicuro che la lista, secondo lei, era molto lunga. Quindi capii che non si trattava di dieta ma di altro.

Nel nostro primo incontro, Francesca monopolizzò la conversazione e, per più di un’ora, parlò liberando anni di compressione emotiva, aggiungendo alla fine una serie infinita di disturbi fisici e di salute tra cui, da ultimo, un aumento esponenziale di peso corporeo. Ci incontrammo altre due volte e le sessioni finivano sempre con la monopolizzazione della conversazione da parte di Francesca. La sua mente era in over booking e, quando cercavo di rallentare i suoi pensieri facendole delle domande più profonde, lei si irrigidiva e riportava la conversazione su dettagli pratici della sua vita. Così nella sessione seguente portai con me un atlante di anatomia e un bambolotto di gomma con pennarelli di vario colore. La invitai ad ascoltare il suo corpo, ogni suo organo, e a disegnare sul bambolotto ciò che percepiva. Era come chiederle la formula quantica dell’universo!. Mi guardò e mi disse ” Ma tra tutti i problemi che ho, mi fa disegnare delle sciocchezze?! non possiamo tornare a parlare dei miei problemi?” e la mia risposta fu “E’ proprio ciò che stiamo facendo” e la invitai a continuare. Le diedi anche un compito, ogni giorno doveva disegnare sul bambolotto quello che sentiva e fargli una foto. Così, passo dopo passo, Francesca iniziò a porre attenzione ai disegni che faceva e a ciò che sentiva fintanto che un giorno mi disse “E’ impressionante quanta brutta roba ho dentro di me” e lì iniziò una vera e propria metamorfosi. Iniziammo a parlare di lei e del suo corpo, di ciò che le stava comunicando attraverso malesseri ed emozioni stressogene. Oggi Francesca, dopo sei mesi, pesa 10 kg in meno e sta affrontando con coraggio molte delle sue convinzioni limitanti che la stanno portando a vedere la vita con altri occhi. Francesca oggi è diventata consapevole di ciò che le sue emozioni e il suo corpo le stavano comunicando.

Le emozioni e il nostro corpo

L’esperienza del vivere si manifesta attraverso le emozioni che proviamo. Vivere vuol dire provare emozioni ed è essenzialmente la vita di relazione che “attiva” la nostra risposta emotiva, relazione con altri individui, con il contesto e con noi stessi.

Le emozioni sono generate dal corpo e al corpo ritornano. Se non avessimo un corpo non potremmo sentire le emozioni ed è curioso come se ne parli così poco nel mondo occidentale. Si pensa spesso che le emozioni siano input chimici ma questi input attraversano il nostro apparato neurologico e quindi le percepiamo come effetti fisici e biologici.

Osservare il corpo ci aiuta a comprendere ciò che percepiamo emotivamente. Uno dei concetti più affascinanti è che il nostro corpo risponde alle leggi fisiche dell’universo ( sistema biologico) ed è quindi soggetto a n.2 forze opposte:

  • ciclo di generazione, ossia una forza di addizione, di espansione
  • ciclo di inibizione, ossia legge di controllo ed è una forza di contrazione

Infatti quando respiriamo abbiamo un momento di espansione e uno di restrizione, il cuore è una pompa di apertura e chiusura, il muscoli si contraggono e poi si rilassano; quindi tutto dentro di noi ha un moto opposto di generazione ed inibizione.

Perché è importante sapere questo?

Perché le emozioni seguono lo stesso principio! Ci sono emozioni generative ed emozioni inibitorie; tutte essenziali per il moto della vita. Ascoltare questo movimento diventa fondamentale per comprendere se il nostro stato interiore è in espansione verso il mondo o , al contrario, in ritiro da esso.

Facciamo alcuni esempi.

Ansia, preoccupazione, apprensione, pensosità: ci fanno disperdere energie

Sono emozioni generative ossia emozioni che ci spingono all’esterno ma che, per qualche motivo interiore, vengono compresse. Ansia e apprensione non ci consentono di fare un balzo in avanti per paura, una paura che non ha una causa specifica e determinante. E’ la paura di esprimersi per quello che si è, è la paura che il mondo ci tradisca, come sentiamo ci ha già tradito in passato, è la paura delle stesse risorse che sono in noi. Siamo difronte a un blocco di un movimento e quindi il nostro corpo, in piena sincronicità con il nostro mondo psichico ci fa sentire quel blocco attraverso l’apparato cardiaco: battiti cardiaci aumentati, salivazione, vasi sanguigni contratti, fronte contratta. colorito pallido.

Tristezza, afflizione, cordoglio: ci abbassano

Sono emozioni di inibizione, ossia hanno un moto verso l’interno. Attivano la capacità di riflessione emotiva sulla vita, di vedere e accettare ciò che non ci ha soddisfatto e che avremmo voluto o vorremmo diverso, per noi e per gli altri. Queste emozioni coinvolgono principalmente l’apparato respiratorio e in particolare i polmoni infatti questi regolano l’equilibrio tra esterno e interno attraverso l’attività respiratoria. Se ci pensiamo bene l’aria che entra ed esce dai polmoni è fondamentale per nutrire tutti i nostri tessuti, ripulire il sangue e permette la vita stessa. La tristezza è un invito a riflettere sulla vita attraverso il respiro.

Oppressione, pena: ci annoda

Sono emozioni più intense della tristezza e , in questo caso, il moto di espansione e inibizione viene bloccato. Quando ci sentiamo oppressi e sopraffatti dal dolore, perdiamo la nostra consapevolezza, la nostra capacità di analisi e valutazione della situazione e l’organo che più risente di questo stato emotivo è la milza. Questo organo è la sede del passato dove queste emozioni ci riconducono in continuazione. Rimaniamo annodato nel passato e perdiamo la vitalità nell’osservare che la nostra vita avanza.

Rabbia, frustrazione e collera: ci fa salire

Sono emozioni generative, per quanto sia difficile immaginarlo, ma esse hanno un moto verso l’esterno. Questa tendenza verso il voler agire per uscire da una situazione che non sentiamo giusta per noi ma che viene bloccata da costrizioni interne, per qualcosa che noi non vogliamo e non consentiamo che si esprima. Può liberarsi ad un certo punto quando sentiamo di avere “le spalle al muro” e quindi diventa energia generativa che ci spinge a dire NO al mondo per un SI a noi stessi; e che ci fa attingere alle nostre risorse interne, al contrario può invertire la rotta e diventare energia distruttiva nel momento in cui non è direzionata verso un obiettivo coraggioso. Questo ci porta a fare atti di cui potremmo pentircene.

Il coraggio è una forza che ha una direzione ben precisa e ci spinge a rischiare la nostra vita per qualcosa o qualcuno , ma non a buttarla via. Al contrario la spavalderia è una forza che non ha controllo e quindi si disperde.

L’organo che più di tutti assimila queste emozioni sono i reni ossia coloro che depurano il sangue e che secernono gli ormoni che determinano il nostro comportamento difronte a stress e paure. Anche il fegato ovviamente ne è coinvolto come organo depuratore dell’amarezza sanguigna.

Paura e timore: ci sospende

La paura è un emozione fisiologica ed è una forza di generazione in quanto ci permette di sopravvivere. A livello fisiologico, la paura rappresenta l’attivazione di uno stato d’allerta in situazioni potenzialmente pericolose quindi siamo in uno stato di “attesa vigile“. A livello relazionale e di crescita interiore invece la paura diventa una forza inibitrice nel momento in cui diventa paura di vivere ossia di affrontare cambiamenti. In questo caso il moto è prima di ritirata e poi di fermo, quest’emozione repressa può scatenare anche attacchi di panico. L’apparato osseo e digestivo sono i primi che vengono colpiti da quest’ultima forma di paura. L’intestino serve a digerire le cose mentre lo scheletro è l’armatura che ci consente di muoverci nel mondo.

il corpo e la mente

Attraverso il corpo noi abbiamo la possibilità di tradurre ciò che accade nella nostra mente e di cui non siamo consapevoli. Le emozioni hanno questo ruolo nella nostra vita: indicarci cosa va o non va che non è così palese. Le emozioni che proviamo consapevolmente diventano parte della nostra identità, del nostro Io. Così è accaduto a Francesca nel momento in cui ha tradotto il linguaggio corporeo in quello emotivo e poi in quello razionale.

Quando c’è squilibrio dentro di noi il corpo lo manifesta sempre attraverso tensioni fisiche e nervose, traumi fisici o psicologici e , per finire, attraverso malattie organiche o psicologiche.

Ecco perché è importante oggi imparare una nuova lingua, quella che unisce un’intelligenza arcaica, tra corpo, mente ed emotività.

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